Teatro

Camilla Nigro: "Ho sempre avuto la sindrome dell'ultima"

Camilla Nigro
Camilla Nigro

Per la giovane attrice piemontese è un periodo denso di lavoro. E sul Teatro ha idee chiare: "Si tende a far lavorare sempre gli stessi, se non hai chi parla bene di te non arrivi neanche ai provini"

Trascorrere un’estate sul palcoscenico evidentemente porta bene a Camilla Nigro, giovane attrice originaria di Moncalieri (Torino) impegnata fino 21 luglio al Teatro Carignano - trasformato in “Prato inglese” - dove interpreta a sere alterne due celebri personaggi shakespeariani: Bianca, nella Bisbetica domata (regia di Elena Gigliotti e Dario Aita), e Desdemona nell’Otello diretto da Marco Lorenzi.

I suoi impegni lavorativi proseguiranno anche dopo la bella stagione: in autunno infatti Camilla riprenderà la tournée di Aggiungi un posto a tavola (INFO e DATE della tournée) , nel ruolo dell’ingenua, ma consapevole Clementina, accanto a Gianluca Guidi: “Mi aspettano quattro mesi di tour, con opzione fino a maggio 2020”.

Incuriositi dalla disinvoltura con cui la giovane attrice affronta due mondi apparentemente così diversi tra loro (almeno in Italia), le chiediamo di raccontarci la sua formazione artistica.

"Nel momento in cui ho dovuto scegliere il liceo, a Torino c’era la possibilità di iscriversi nell’unica scuola dove, oltre a materie quali italiano, matematica e storia, si potevano anche studiare scenografia, danza, dizione e recitazione: ora si chiama Liceo Germana Erba e ha sede nei locali del Teatro Nuovo. Ho iniziato all’età di 14 anni e poi, appena diplomata, ho partecipato alle selezioni per la Scuola del Teatro Stabile di Torino: ero convinta che mi avrebbero presa… ed è andata proprio così!".
 

Qual è stato il suo approccio con i professionisti del teatro?
Sono stata fortunata dal momento in cui ho iniziato a lavorare, perché prima ho sempre avuto la “sindrome dell’ultima”: al Teatro Nuovo mi consideravano capace, ma non ero mai tra le prime scelte e anche quando sono stata presa allo Stabile ho passato un periodo in cui non mi sentivo né carne né pesce; oltretutto continuavo a coltivare contemporaneamente la passione per la pallavolo.
La vera gioia è stata lavorare praticamente subito con Giuseppe Battiston, Paolo Pierobon, Natalino Balasso. Insomma, ho avuto delle belle esperienze teatrali insieme ad attori con molte più ore di palco di me e che mi hanno insegnato tanto. Questo è il lavoro che mi piace, non ho mai voluto fare altro e sono molto tranquilla nell’osservare cosa fanno gli altri.

Quest'anno lei è protagonista negli allestimenti shakespeariani: quali sono le peculiarità dei personaggi che interpreta e i rispettivi messaggi potenzialmente veicolano al pubblico?
Mi sento molto fortunata a interpretare i ruoli di Bianca nella Bisbetica e di Desdemona nell’Otello, perché, anche se apparentemente piangono molto entrambe, in realtà hanno due bellissime umanità. Bianca ha come unico scopo nella vita quello di sposarsi per togliersi da un contesto familiare non più sostenibile, con una sorella bisbetica, Caterina, che la picchia e cerca di affogarla in una piscina di plastica. Non ha una grande personalità, è succube, non c’è neanche qualcuno che le piace veramente, gli basterebbe uno qualsiasi e Lucenzio sembra riuscire nell’intento... Caratterialmente è quella che mi piace meno, perché possiede una femminilità che non comprendo fino in fondo e questo è interessante per un’attrice: devi attivare una serie di meccanismi ai quali nella vita non ricorreresti mai.

 La bisbetica domata - ph. Luigi De Palma


A questo proposito, quanto c’è di suo nella costruzione di un personaggio? Quale percorso di studio segue?
Cerco sempre di pensare che il personaggio sia più importante di me. In questo caso, Bianca e Desdemona sono personaggi che sono stati scritti secoli fa e ancora vivono nel tempo, quindi la loro umanità è più complessa rispetto alla mia. Credo sia infinitamente più interessante scoprire ogni volta qualcosa nei personaggi: da come parla al modo in cui cammina. Ben vengano le somiglianze, se ci sono, però mi interessa lavorare sulle differenze, perché alla fine con me ci vivo tutti i giorni, se ci devo farei conti pure a teatro… uffa!

Torniamo a parlare di Desdemona.
Mi piace molto la lettura di Desdemona che abbiamo creato con il regista Marco Lorenzi e con il mio collega Angelo Tronca (che nell’Otello interpreta il ruolo di Iago, ndr), che mi ha aiutato molto nello studio del personaggio: un giorno mi mandò una citazione da un libro che stava leggendo, nel quale Desdemona veniva definita “la capitana del capitano”, così ho voluto darle un po’ di pepe, anche per divertirmi un po’: basta fare la tinca innamorata!

Otello - ph. Luigi De Palma


C’è un altro personaggio femminile che la terrà impegnata per altri quattro mesi ed è Clementina in “Aggiungi un posto a tavola”: quali sono le maggiori difficoltà che ha riscontrato in entrambi i generi di spettacolo?
Faccio più fatica nell’affrontare alcuni personaggi di prosa, perché magari richiedono un certo tipo di emotività: Desdemona a un certo punto dovrà piangere. Con Clementina, invece, è stato diverso, perché si tratta di un personaggio che se piange lo fa in quanto ragazzina.

A differenza del mondo anglosassone, in Italia il musical è ancora considerato un genere "leggero". Secondo lei perché?
In realtà, accostarmi al teatro musicale è stato come fare un bagno di umiltà, nel senso che quando ti abitui a fare prosa, volente o nolente, cominci a pensare che c’è solo quella, poi in realtà scopri che esiste tutto un altro mondo che viene definito – scioccamente, secondo me – “teatro leggero”, ma di leggero non ha proprio niente. All’estero, i performer sono eccezionali: cantano, ballano e recitano contemporaneamente e imparano a farlo molto presto. In Italia non so perché si faccia questa distinzione, però la trovo fuorviante: con Aggiungi un posto a tavola, io, per la prima volta, ho fatto nove repliche alla settimana, con le doppie; e tutte le sere, dopo tre ore di spettacolo e 103 repliche, ci sono state standing ovation.

Aggiungi un posto a tavola


Come percepisce la situazione attuale dello spettacolo dal vivo in Italia? Quali sono pregi e criticità più evidenti?
Mi sto rendendo conto che in Italia si sta alzando sempre di più l’asticella: siamo giovani, bravi e siamo tanti. La criticità è che si tende a far lavorare sempre gli stessi e spesso diventa difficile mettere il piedino in alcune situazioni, perché se non hai chi parla bene di te, non arrivi neanche ai provini. Inoltre, noto che ci sono molte scuole di musical che formano molto bene gli artisti al canto e al ballo, ma meno a livello recitativo.

Come si vede tra 20 anni, attrice di prosa o performer di musical?
Se dovessi rispondere come risponderei alla migliore amica, direi che fra 20 anni mi vedrei con i Ray-Ban sulla faccia a chiacchierare con le altre dive come me! Mi piace cantare e penso anche che vorrei fare concerti, ma la prosa resta il mio grande amore.